“Fate una nuova invenzione” esclama Rahel” quelle vecchie sono logore!”.
Temo soltanto che ormai abbiamo toccato il limite della nostra ingegnosità e siamo tutti quanti maturi per il Cielo – il che sulla terra è la peggiore condizione possibile. La nostra vita si è troppo interiorizzata, senza un miracolo non potrà riaprirsi all’esterno. Questo continuo specchiarci ed esplorare noi stessi: dove ci condurrà? Nemmeno all’errore, tutt’al più a una disperata intuizione della nostra agghiacciante infinitezza, a un punto in cui il nostro stesso Io ci si parerà innanzi come il più terribile dei fantasmi. Certo, in questo caso “fame e sazietà sono un tutt’uno”, poiché non possiamo porre una nuova domanda senza aver prima conquistato un nuovo punto di vista; questo però significa estorcersi la verità con la tortura e concimare l’albero della conoscenza con la linfa della propria vita. È qualcosa di totalmente, ma totalmente diverso se a porre le domande all’uomo è il mondo, il caso, il destino, o se è lui stesso a interrogarsi. “Si può diventare estranei a se stessi” questa è la pazzia opposta, ed è l’abisso estremo, cioè il più profondo, in cui di possa precipitare.