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La vulcanica storia della gomma

La gomma è un materiale che è sempre presente nella nostra vita, dall’abbigliamento alle automobili.

Ma la gomma come la conosciamo noi non è la stessa di qualche secolo or sono. Quella tipicamente usata oggigiorno è detta “Gomma vulcanizzata”, chiamata così perché dentro ha dello zolfo che forma dei “ponti” tra le molecole. Il nome deriva dal dio-fabbro romano del fuoco, Vulcano.

La gomma naturale la si ottiene sotto forma di liquido lattiginoso dall’albero della gomma (Hevea brasiliensis) e le sue proprietà furono scoperte dai nativi americani, lo chiamavano “cahuchu” cioè legno piangente.

Già le popolazioni locali avevano mostrato inventiva, usandolo per creare palle per giocare e spalmandolo sopra i vestiti per renderli impermeabili. Non avevano ancora la ruota ma gli antenati dei K-Way già spopolavano!

Quando arrivarono per la prima volta questi manufatti in Europa, nel 1496 in Spagna, erano qualcosa ai limiti della magia, mai si era visto una palla rimbalzare così.

Il cahuchu doveva però essere lavorato dove veniva estratto perché non c’era modo di trasportarlo nella sua forma liquida (lattice).

Nel tempo si pensò ad altri utilizzi come le gomme da cancellare, scoperta del 1770, o gli elastici.

Fu nel 1803 che venne fondata la prima industria di gomma a Parigi grazie alla scoperta di due chimici francesi, Macquer e Herrisant, che trovarono il modo di rendere la gomma da solida a fluida.

L’industria produceva bretelle e giarrettiere, oggetti che noi conosciamo bene, ma avevano una differenza rispetto a quelle attuali. Quando faceva caldo diventavano appiccicosi e maleodoranti, col freddo invece diventavano rigidi e fragili. Se per le bretelle si poteva anche sopportare, provate a immaginare tenere quelle giarrettiere sulle gambe tutto il giorno!

Nonostante ciò si trovarono nuove applicazioni alla gomma, anche se limitate, come il famoso rivestimento a prova di acqua Mackintosh (vedi immagine).

Nella prima metà del XIX secolo Charles Goodyear provò a superare questi gravi limiti della gomma.

Non sempre, però, le cose vanno come si pensa.

Goodyear divenne ossessionato dalla ricerca del Santo Graal delle gomme, viaggiò in lungo e in largo alla ricerca di investitori, si riempì di debiti rischiando la bancarotta. Fece esperimenti nella cucina della moglie in tutte le pentole che trovava. Non demordeva, si racconta che abbia continuato gli esperimenti anche nella prigione dei debitori (dove passò molte notti per non aver restituito i soldi ai suoi creditori).

Nulla poteva fermarlo, quando i soldi finirono vendette i mobili, gli oggetti, anche i libri dei bambini! Il biografo Slack racconta che “Risparmiò un set di tazzine cinesi, non per affetto ma per via del loro doppio utilizzo la sera per mescolare gomma e trementina”.

Perse tutto e ricominciò, non abbandonava i suoi studi ma, si sa, si trovano le cose solo quando non le si cerca; fu così che non furono i suoi esperimenti ponderati a dare la risposta, ma il caso.

Da qui in poi è leggenda.

Immaginate Goodyear camminare con l’ennesima miscela senza risultati tra le mani (gomma, zolfo e biacca – un pigmento pittorico a base di piombo), e per errore farla cadere su una stufa rovente. Deluso si mette a togliere i resti dalla stufa, ma la gomma appare diversa. Ecco la soluzione!

La gomma non si scioglieva al caldo e non si irrigidiva al freddo, la risposta era lo zolfo e il calore, Vulcano aveva salvato Goodyear, Eureka!

Dynamis – Il luogo del pensiero è un progetto culturale che nasce a Torino nel 2016 su iniziativa di un gruppo di giovani studiosi, uniti dalla fiducia nella cultura e nel pensiero come efficaci strumenti di lettura della contemporaneità.