Sono trascorsi 200 anni da quando la poesia italiana si è affacciata sul mondo da un punto di vista nuovo: un colle solitario delle Marche da cui, per un attimo, ha creduto di scorgere l’infinito. Avventurandosi nell'opera poetica e filosofica di quest’uomo in continua ricerca, ci si accorge che, più propriamente, Leopardi fu il poeta del Desiderio infinito. Il nostro desiderio - scriveva infatti nello Zibaldone - tende sempre verso “un infinito che non comprendiamo”, ovvero verso ciò che l’animo non riesce mai ad abbracciare interamente, ma può solo afferrare per scampoli, frammenti, intuizioni. A cura di Fulvio Vallana