1895, Würzburg, Germania. Il mondo scientifico è in fermento per via dei continui progressi scientifici; ci troviamo in piena seconda rivoluzione industriale.
Una delle novità che arrovella i pensieri degli scienziati è un piccolo marchingegno, il tubo di Crookes. Inventato nel 1870 da un ingegnere britannico di nome Crookes si tratta di un cilindro di vetro sigillato senza ossigeno. Al suo interno si trovano un catodo e un anodo (un polo positivo e uno negativo) e viene applicata una tensione tra loro. Quando il voltaggio è molto alto accade un fenomeno che allora non trovava spiegazione sicura: appare un misterioso alone dentro il tubo e dietro all’anodo, caricato positivamente, si forma una luce giallo-verdastra.
Le risposte formulate erano le più varie. Vi erano quelli che sostenevano si trattasse dell’etere, una misteriosa sostanza che si sarebbe dovuta trovare nello spazio tra le stelle. Chi parlava di ectoplasma, dato che i fantasmi popolavano l’immaginario comune e quando non si trovava una risposta bastava dire: «È a causa di un fantasma!».
In questo marasma, la luce della verità la trovò Wilhelm Röntgen, protagonista dell’articolo odierno.
In realtà non si ha certezza sui fatti relativi al fatidico otto novembre 1895 perché Röntgen bruciò i suoi diari, ma i biografi concordano con la seguente versione.
Nel suo laboratorio provò a comprendere il motivo di questo fenomeno. L’unica cosa certa era che una sorta di luce invisibile partiva dal catodo e proiettava l’ombra dell’anodo sulla parete retrostante, per tale motivo vennero chiamati raggi catodici.
Durante uno di questi esperimenti, Röntgen, notò una cosa: uno schermo del suo laboratorio, ricoperto di platinocianuro di bario cominciò a illuminarsi fiocamente! La cosa più strana, però, era che se guardava direttamente l’oggetto non vedeva nessuna luce, solo con la coda dell’occhio diventava visibile il fenomeno.
Notato lo strano evento provò a coprire il tubo con un spesso cartoncino nero che bloccava completamente la luce del tubo di Crookes ma niente da fare, la parete di bario brillava ancora.
Röntgen era entusiasta! Fece vari esperimenti su questa nuova luce che, non sapendo cosa fosse, chiamò: “raggi X”.
La scoperta veramente sensazionale la riporta lui in un report dei suoi esperimenti:
“Se la mano viene tenuta tra il tubo e lo schermo, l’ombra più scura delle ossa viene vista nell’ombra leggermente più chiara della mano stessa”.
Aveva ottenuto il modo di vedere all’interno del corpo umano. Eureka!
La dimostrazione definitiva la ottenne con l’aiuto della moglie, Berta, che posò la sua mano con l’anello sopra una lastra fotografica mentre Wilhelm attivava l’apparecchio; ecco la prima radiografia.
Negli anni successivi la sua scoperta divenne una delle più importanti della storia e venne adottata in lungo e in largo, se noi al giorno d’oggi conosciamo i pericoli dei raggi X non si può dire la stessa cosa delle persone dell’epoca.
Piccole macchine a raggi X vennero installate nelle strade per far romantiche foto di coppiette che si tenevano mani scheletriche. Nei negozi di scarpe se ne trovavano di portatili per vedere le proprie dita mentre si provavano i nuovi calzari.
Ma anche casi di buffe mode legate a delle bufale come la vendita di abbigliamento intimo di piombo per la signora a prova di occhi indiscreti o un gruppo religioso francese che sosteneva di poter fotografare l’anima.
Una cosa è certa, i raggi X hanno rivoluzionato il mondo, trovando l’ombra nell’ombra.
A.R.