The Invisible Enemy Should Not Exist – Fourth Plinth a Trafalgar Square, Michael Rakowitz,
Londra
Che cosa sogno, mi chiedi? Sogno di svegliarmi, un mattino, dall’incubo di vivere in tempi carichi di odio e divisioni. Dove lo straniero è nemico. E nemico è anche chi vive vicino ma ha pensieri diversi o, forse, ha soltanto più di te. Dove la conoscenza è un delitto, e la cultura un reato. Che cosa desidero, mi chiedi ancora? Voglio sperare che, un giorno, le generazioni dopo la mia potranno vivere in un pianeta che rispetteranno e che avranno aiutato a salvarsi. E che avranno saputo riscattarsi da odio ed ignoranza. Vivo a Londra e, quando vedo The Invisible Enemy Should Not Exist sul fourth plinth di Trafalgar Square, riconosco in quella sfinge alata, che sembra venire da così lontano nel tempo e nello spazio, un segnale di speranza e di riscossa. Michael Rakowitz ricostruisce, come parte di un suo più ampio progetto, la scultura della divinità Lamassu, scomparsa durante una delle guerre d’Iraq di questo nuovo millennio. È un gesto di condanna per chi disprezza la tradizione e la cultura, ed un grande gesto di amore per la storia. Così un pezzo di una storia remota non solo rinasce, ma rivive un mondo nuovo e diverso - una Londra al centro dell’Occidente – che lo accetta, ne ammira la bellezza e si sforza di capirne i segreti. È uno struggente inno all'accoglienza. Ma ancora, la nuova Lamassu non è una copia, è un pezzo d’arte con una sua propria identità. Non è fatta di pietra. Sono invece le confezioni di cibo e di prodotti di consumo quotidiano che la compongono, assieme a giornali ed altri oggetti mediorientali raccolti da studenti di tutto il mondo con il supporto del database dell’Oriental Institute di Chicago. Il passato si trasforma e si proietta verso il futuro. Lo fa rispettando la Terra, riciclando cose gettate al macero e dando loro nuova vita. E, soprattutto, lo fa senza assurde divisioni, con il contributo di giovani ed istituzioni di tutti i paesi. La passione per la storia, il rispetto della tradizione tutt’uno con l’anelito al progresso, l’amore per la Terra, la condanna di odio e divisione e l’affermazione dei diritti del diverso e del dovere di accoglienza. Tutto questo è racchiuso in quest’opera e nel suo stesso titolo: The Invisible Enemy Should Not Exist. In questo riconosco un segno di speranza e di incitamento alla riscossa, che anche mi appartiene. Giulia Suardi Dopo una laurea in Storia dell’arte all’Università Ca’ Foscari di Venezia e un Master in Arte Contemporanea al Sotheby’s Institute of Art di Londra, Giulia ha lavorato nel dipartimento di Scultura Europea di Sotheby’s Londra. Al contempo ha lavorato come Assistente di Ricerca e Project Manager con il Prof. Anthony Downey, a due pubblicazioni di arte contemporanea per Sternberg e MIT Press (con focus sul Medio Oriente). Successivamente, ha lavorato per un breve periodo come Biennial Assistant alla galleria pubblica Drawing Room di Londra.