Si sa che il migliore amico dell’uomo è il cane (con buona pace degli amanti dei gatti come il sottoscritto con i suoi due felini).
Sono leali, affettuosi, coraggiosi, maestosi (beh, forse non proprio tutti); sono sempre presenti per risollevarti il morale.
Potrebbero fare di più?
Potrebbero anche dare l’idea per un Eureka.
Nel 1948 l’ingegnere elettrico svizzero Georges de Mestral decise di andare a fare una passeggiata nella foresta con il suo cane. Al loro ritorno dovettero dedicarsi a una noiosa attività che molti di noi conoscono bene, liberarsi dei fiori di bardana.
Ok, forse non tutti sanno cosa sia la bardana, ma quasi tutti hanno dovuto affrontarla. Si tratta di quelle fastidiose infiorescenze che si attaccano ai vestiti e al pelo degli animali, quelle piccole palline difficilissime da strappare.
Durante la lunga operazione de Mestral, inventore e uomo curioso, cominciò a pensare: “Come si attaccano? Posso ricavarci un’invenzione?”.
Analizzando al microscopio la piccola sfera scoprì che era ricoperta di minuscoli uncini i quali si legavano alle fibre di tessuti e al pelo degli animali esercitando una grandissima forza.
Ora sappiamo che questa caratteristica permette alla pianta di riprodursi portando i propri semi lontano grazie agli animali.
La biomimetica è l’arte di imitare la natura e De Mestral, da perfetto ingegnere, pensò a come usare questa pianta come modello e replicarne la struttura in una invenzione.
La realizzazione si rivelò più complicata del previsto. Inizialmente provò a usare il cotone, ma era troppo soffice e dopo un po’ di cicli di chiusura e apertura si consumava del tutto.
Spesso una scoperta da sola non porta a nulla, ma unendone due nasce la soluzione.
Non molto tempo prima (1938) DuPont aveva creato il nylon, si trattava ancora di un materiale giovane le cui proprietà non erano ancora state esplorate del tutto.
Georges decise di usarlo per via delle sue caratteristiche: le fibre erano resistenti, non marcivano ed erano di dimensioni variabili.
Passarono otto anni prima che i suoi infiniti esperimenti fossero completati. Scoprì che il nylon, esposto a luce infrarossa, assume naturalmente la forma a uncino e che il numero perfetto di uncini per ogni pollice quadrato è 300, così che sia facile staccarlo e attaccarlo.
Con la sua creazione ultimata decise di battezzare la sua azienda con un nuovo nome fondendo due parole francesi: velours (velluto) e crochet (uncino). Il velcro era nato, Eureka!
Nonostante la sua invenzione fosse ormai perfezionata e utilizzabile era ancora vista malamente dal grande pubblico e nel settore della moda, De Mestral aveva infatti pensato alla funzionalità ma non all’aspetto! All’epoca si presentava sotto forma di scampoli di tessuto di bassa qualità recuperati e, come si può ben immaginare, ciò non lo rendeva attraente.
La fortuna per il velcro cambiò dopo il 1959 quando venne adottato dalla NASA per fissare gli oggetti in maniera che fosse facile per gli astronauti, in assenza di gravità, prenderli e poi rimetterli al loro posto.
Da lì in poi entrò nella vita di tutti i giorni, se per molti la vita va dalle stelle alle stalle accade anche che si vada dai cespugli alle stelle!
A.R.