Loading

Barton Fink (1991) di Joel e Ethan Coen

Il film che saldò la reputazione dei fratelli Coen come i nuovi grandi del cinema indipendente americano e anche uno dei più riusciti, e in generale la loro prima opera in cui c’è equilibrio tra il dramma, il grottesco e l’umorismo un po’ scemo che è il loro marchio di fabbrica. Questa opera, che tratta di uno scrittore in crisi di idee dentro un asfissiante albergo un po’ Shining, un po’ Repulsion di Polansky, nasce proprio da un blocco dello scrittore avuto dai due mentre lavoravano al loro film precedente, l’ambizioso gangster movie “Crocevia della morte”. In una pausa dalla sua travagliata lavorazione scrissero di getto il copione di questo film in sole tre settimane. Il risultato fu un grande successo, il primo film della storia a vincere tre Palme d’Oro al Festival di Cannes, lanciando John Turturro e John Goodman come volti inconfondibili dello schermo e ponendo le basi per i capolavori “Fargo” e “Non è un paese per vecchi”.
Barton Fink (John Turturro) è un commediografo piuttosto presuntuoso che vive a New York, di stampo intellettuale e che se ne infischia delle critiche benevole e si sente rappresentante dei bassi ceti sociali. Viene scritturato ad Hollywood per scrivere un film di serie B sulla lotta libera (siamo negli anni ’40, appena dopo Pearl Harbor). Dapprima è restio, ma poi accetta e viene alloggiato in un albergo, un tempo rinomato, ormai in disfacimento. Conosce così il vicino di stanza, Meadows, gretto e rumoroso, che dice di essere un rappresentante porta a porta (John Goodman) e si scontra presto con la superficialità e la corruzione della città delle stelle, oltre che con un micidiale blocco dello scrittore che gli impedisce di scrivere anche una singola parola. Ci sarà poi un misterioso omicidio, rivelazioni sull’identità dei personaggi e un finale tipo grand guignol oltre che, ovviamente, il rifiuto della sceneggiatura finalmente terminata da Barton, pur considerandola lui stesso il suo capolavoro.
La scrittura è impeccabile, con i dialoghi marchio di fabbrica dei Coen che giocano sulle incomprensioni e l’incomunicabilità. I grandi momenti abbondano: la carta da parati intrisa di colla che si stacca dal caldo, la zanzara che tormenta Barton, il servilismo totale dello spietato produttore che arriva anche a baciare i piedi pur di ottenere quello che vuole, il roboante e sudato John Goodman che pulisce il fondo dell bicchiere col fazzoletto sudato, il cameo di Steve Buscemi come apparentemente unico dipendete dell’albergo altrimenti disabitato, ma soprattutto l’omaggio a “Mezzogiorno di Fuoco” nel mezzo del corridoio tra le fiamme. Il finale, calmo e disteso, arriva un po’ inaspettato e si chiude in maniera brusca, lasciando lo spettatore sia appagato che confuso, come ci si aspetta da questi due fratelli.
-EV-

Dynamis – Il luogo del pensiero è un progetto culturale che nasce a Torino nel 2016 su iniziativa di un gruppo di giovani studiosi, uniti dalla fiducia nella cultura e nel pensiero come efficaci strumenti di lettura della contemporaneità.